A disposizione di una azienda in crisi di liquidità oggi ci sono diversi strumenti, quelli “tradizionali”, quelli più recentemente introdotti con l'avvento delle fintech e quelli estemporanei, legati all'emergenza Covid-19 messi in campo con l'intento di salvare quelle realtà che, seppur sane, potrebbero essere travolte dalla crisi.
Il coronavirus è solo una delle cause di una crisi di liquidità, quale pericolo costante anche una volta archiviata l'emergenza oggi in corso. È per questo che, mentre si cercano soluzioni immediate e possibili, è necessario individuare i fattori che hanno creato la situazione così problematica, siano essi interni (carenza strategica) ovvero esogeni (Covid-19).
Generalmente la crisi di liquidità è causata da una carenza di fatturato, e conseguentemente di flussi in entrata, unita alla problematica esigibilità dei crediti con il pregiudizio delle spese correnti (costi fissi e fornitori). Certo è che quando il cash flow non è sufficiente si rendono necessarie delle misure di contenimento della spesa che devono essere affiancate dal recupero dei crediti.
Emanato con l'obiettivo di sostenere le imprese che hanno subìto gli effetti del lockdown, il decreto dell'8 aprile 2020 contiene importanti misure per preservare la continuità produttiva delle aziende che stanno affrontando o si preparano ad affrontare un periodo problematico dal punto di vista economico-finanziario.
Si tratta di norme di immediata applicazione nel contesto delle crisi d’impresa in genere e che seguono tre principali direttrici. È prevista l’improcedibilità delle istanze di fallimento depositate dal 9 marzo al 30 giugno 2020, il differimento dei termini per la conclusione dei concordati preventivi e degli accordi di ristrutturazione già omologati o ancora in fase di omologazione, e la proroga dell’entrata in vigore del Codice della crisi e dell’insolvenza al 1° settembre 2021.
Questo pacchetto di salvataggio per aziende in crisi di liquidità si va a sommare a tutti quegli strumenti già esistenti e tuttora disponibili tra cui spiccano per rapidità e agilità le soluzioni legate al mondo del fintech particolarmente sensibile alle esigenze delle PMI italiane, anche prima della pandemia.
Con il timore che gli aiuti economici previsti sulla carta possano tradursi in prestiti realmente erogati in un tempo troppo lungo per essere salvifici, le aziende devono esplorare di altre soluzioni che le aiutino nel reperimento di liquidità. Consapevoli di non dover per forza rivolgersi al sistema tradizionale del credito, possono scegliere soluzioni flessibili e innovative come lo è l'invoice trading che consente di monetizzare i crediti commerciali, senza appesantire i bilanci ed esternalizzando il rischio di insolvenza.
Secondo i dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano nei bilanci delle imprese italiane ci sono 483 miliardi di euro in crediti commerciali che con la vendita di fatture possono essere trasformati in tempi rapidi in quella liquidità necessaria. Si tratta però di uno strumento al momento ancora marginalmente utilizzato, per meno di un terzo del monte crediti disponibile.
Particolarmente adatto per far fronte allo choc sistemico del Covid-19, l'invoice trading resta una soluzione vantaggiosa anche in contesti meno emergenziali. Prima di tutto perché non crea debito in capo all’azienda e dunque non ne appesantisce il bilancio, alleggerendolo al contrario grazie alla derecognization dei crediti e innescando un meccanismo di “incassi” virtuoso; per contro il prestito erogato dalle banche deve essere in ogni caso restituito, andando ad appesantire la posizione debitoria aziendale. Quando un’azienda cede la fattura riuscendo acquisisce pronta liquidità a beneficio della sua intera filiera (adempimenti e fornitori).