Attestare condizioni di credit crunch in Italia non è una novità, il nostro Paese ne è tra i più colpiti e l'emergenza sanitaria ed economica appena passata ha acuito la gravità del problema. Il peso cade più significativamente sulle PMI italiane che spesso hanno dovuto gestire anche un calo di produzione, di vendite e di incassi, soprattutto in quei settori che nel 2020 e 2021 sono rimasti bloccati dalla pandemia. Questo ha portato alcune di esse, le più tenaci e open minded, a rivolgersi ad interlocutori diversi da quelli tradizionali per evitare crisi di liquidità trovando delle risposte nel mondo del fintech.
Per credit crunch, stretta creditizia o stretta monetaria, si intende la riduzione dell’offerta di credito da parte delle banche nei confronti delle imprese. Concretamente, ciò significa che gli istituti di credito aumentano i tassi d’interesse, rendono più rigide le condizioni per valutare il merito di credito e inaspriscono le condizioni applicate al prestito, ad esempio richiedendo maggiori garanzie.
La conseguenza è che diminuisce il numero di imprese che riesce a ottenere un prestito dalle banche: a soffrire la stretta monetaria sono soprattutto le aziende di piccole e medie dimensioni.
Quando si fa cenno al credit crunch in Italia, si vuole descrivere una situazione in cui diventa più difficile ottenere finanziamenti. Si tratta di un fenomeno che può colpire tutte le aziende, non solo quelle già a rischio ma anche quelle che godono di ottima salute, ed è legato al ciclo economico. Le cause della stretta creditizia possono essere molto diverse:
Alle possibili cause legate alla stretta del credito o stretta monetaria in Italia, e nell'intera Europa, oggi dobbiamo aggiungere la pandemia appena terminata e il passaggio alla recessione è breve. Le imprese si trovano così di fronte ad una contrazione della quota capitale spendibile per i loro progetti ed entrano in un periodo di maggiore incertezza economica che le porta a limitare i livelli di occupazione e gli investimenti.
Nel 2022 la stretta creditizia per le imprese è peggiorata. Secondo l’indagine di Banca d’Italia sul credito bancario nell’area euro, nei primi tre mesi dell’anno i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un leggero peggioramento, così come i termini e le condizioni, in particolare attraverso un aumento dei margini sui finanziamenti meno sicuri. Non solo: Banca d’Italia prevede una stretta monetaria per il prossimo futuro.
Un rischio segnalato anche dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: a margine del Forum della piccola industria a Mogliano Veneto (Treviso) del 12 novembre 2022, ha affermato che il ritorno del credit crunch potrebbe essere “un rischio, dato anche l’innalzamento dei tassi, specialmente per le politiche della banca centrale europea che sta facendo una rincorsa, da una parte, di aumento dei tassi per cercare di calmierare l’inflazione ma, dall’altra, non tiene conto che la nostra è un’inflazione importata”.
La stretta creditizia è dovuta anche alla nuova definizione di default, entrata in vigore il primo gennaio 2021, che non fa che peggiorare la posizione delle PMI già segnate da un 2020 non certo fiorente. Ad essere cambiate sono le soglie di accesso al credito e oggi per poter parlare di default basta il solo sconfinamento in una singola linea di credito per più di 90 giorni, contemporaneamente superiore a 100 € (per le esposizioni di PMI non superiori a un milione di euro e di 500 € per quelle superiori) e superiore all’1% del totale delle esposizioni verso la banca (rispetto al 5% ad oggi in vigore). È quindi molto più facile ritrovarsi un credito segnalato come NPL.
A questa nuova definizione in materia di default riguardante oltre alle banche anche tutti gli intermediari finanziari non bancari, si aggiungono altre condizioni che non fanno che confermare il pericolo di stretta monetaria, per lo meno in Italia. Preliminarmente va ricordato che, se nella rimodulazione dell’affidamento emerge una perdita superiore all’1%, la banca è costretta a dichiarare il cliente in default. In seconda battuta va considerato come questa nuova definizione impatti pesantemente anche su quei soggetti connessi all’impresa (cointestatari di mutui o di società partecipate) che potrebbero veder variata la propria capacità di rimborso.
Saranno prevedibilmente numerose le imprese che, in una così difficile situazione economica come quella attuale, si imbatteranno in questi severi parametri vedendosi presto limitato o addirittura negato l'accesso al credito, a causa dalle segnalazioni negative alla Centrale Rischi di Banca d’Italia.
Per far fronte a questo problema limitandone l'impatto negativo, è necessario che le PMI intensifichino il controllo delle proprie finanze sia pianificando entrate e uscite, sia monitorando scadenze e saldi; ma potrebbe non bastare. Concrete soluzioni arrivano dal mondo fintech che, sempre più attento alle PMI, offre l'opportunità a molte aziende escluse o limitate dai circuiti di credito tradizionale, di finanziare il proprio capitale circolante scongiurando il pericolo di crisi di liquidità.
Tra gli strumenti oggi più utilizzati per contrastare la stretta creditizia ci sono le piattaforme di invoice trading che, attraverso la cessione delle fatture online, riescono a garantire flussi di cassa certi e continui alle imprese con processi semplici, veloci e personalizzabili.