Solidità finanziaria, reputazione e, non ultimo, disponibilità di risorse per l’innovazione. Sono queste le voci di costo che ruotano attorno al tema dei crediti commerciali. Le fatture non pagate – oltre a infrangere il sacrosanto principio che i servizi prestati e i beni venduti debbano ricevere il giusto corrispettivo economico in tempi ragionevoli – rappresentano per le imprese un vero e proprio ostacolo alla crescita, oltre che un’incognita per la gestione dell’ordinaria amministrazione nel breve e medio periodo. Vediamo perché.
Le difficoltà subentrano anche con i clienti più affidabili
Di base, godere di un ciclo efficiente dei pagamenti non è da tutte le imprese. Occorrono anni per selezionare clienti di valore, in grado cioè di garantire saldi puntuali, e per costruire meccanismi finanziari in grado di aiutare la cassa a far fronte a emergenze e imprevisti, che possono comunque coinvolgere anche i pagatori più affidabili. Concedere una proroga rispetto alle fatture non pagate non è solo un atto di fiducia e di buona volontà, è – specialmente nel caso di grossi importi – anche un vero e proprio rischio imprenditoriale.
Cosa succede (nell’economia reale) quando una fattura non viene saldata
Ma le situazioni ideali sono ben lungi dall’essere la maggioranza, nell’economia reale. Il più delle volte il business ha già difficoltà a fare in modo che, rispetto ai progetti in essere, tutto proceda per il meglio e nei tempi previsti, dando per scontato che il lavoro svolto venga remunerato con le stesse modalità.
Quando ciò non accade – e sappiamo bene che purtroppo accade più spesso di quanto si immagini – si rende necessaria l’istituzione di precise funzioni di recupero crediti all’interno dell’azienda. Funzione che, in mancanza di competenze ad hoc, può essere delegata a società esterne specializzate o a consulenti legali, con i quali è comunque indispensabile creare appositi punti di contatto per tenere traccia delle attività. In entrambi i casi, si tratta di risorse – organizzative, umane ed economiche – distratte dai flussi operativi che generano per l’impresa maggiore valore aggiunto.
Nell’ipotesi migliore, con un po’ di impegno e di costanza (e di fortuna, che non deve mancare mai), l’azienda riuscirà a entrare in possesso di quanto le spetta in tempi accettabili. Nel caso peggiore, potrebbero volerci settimane, se non addirittura mesi, prima che il cliente – nella speranza che si tratti di un caso isolato – riesca a estinguere il debito. Con l’aggravante che i crediti vantati si accumulano. Cosa succede in questi frangenti? Gli imprenditori lo sanno molto bene: bisogna cominciare a giocare in difesa.
Il rallentamento degli investimenti e i rischi reputazionali
Per un’azienda consolidata, non esposta finanziariamente e con rapporti di lungo corso con gli istituti di credito, le fatture non pagate sono un pensiero fastidioso, ma relativamente preoccupante. Per realtà più giovani, e specialmente per le imprese che puntano su continui investimenti in innovazione per guadagnare vantaggio competitivo all’interno del mercato, i crediti commerciali non soluti possono rappresentare un vero assillo. Quando si entrerà in possesso del capitale? Quando si potranno sbloccare nuovi progetti? In caso di ulteriori ritardi sarà necessario a propria volta differire i pagamenti nei confronti dei fornitori? Quali sono i rischi in termini di potenziali danni d’immagine per questa eventuale scelta? Sono tutte domande legittime, che vincolano la sana espansione del business nel medio termine, e che nascono nel momento in cui sussistono crediti commerciali di rilievo. Un costo, dunque, non indifferente solo da un punto di vista economico, ma anche imprenditoriale e psicologico.