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FinTech Italia: trend e statistiche per il futuro

Si chiama FinTech e nasce dall’unione delle parole inglesi Finance (finanza) e Technology (tecnologia). È sinonimo di rivoluzione digitale nel mondo dei pagamenti, dei prestiti, della gestione patrimoniale. La tecnofinanza ha portato una ventata d’innovazione senza precedenti nel settore dei servizi finanziari: disintermediazioneconvenienza, trasparenza, velocità e inclusione sono i vantaggi di un nuovo modello di business che affascina e guadagna consensi. Attraverso le tecnologie digitali è possibile avvicinare domanda e offerta di capitale riducendo tempi e costi dell’intermediazione. Queste nuove piattaforme online centrano l’obiettivo di far incontrare direttamente i finanziatori/investitori con i privati o le aziende che hanno bisogno di liquidità. La tecnologia snellisce anche i processi di analisi della solvibilità e questo si traduce in una riduzione del tempo di risposta (Lead Time) che trascorre tra la richiesta di un finanziamento e l’effettiva erogazione dei fondi. La creazione di un ambiente digitale, mette il cliente dei servizi finanziari al centro di un’esperienza nuova, che manda in soffitta filiali e uffici periferici delle banche per remotizzare e decentralizzare gran parte delle attività di back office. Questo non solo permette di contenere i costi ma anche di diversificare le proposte, che con il FinTech sono finalmente in linea con le necessità dei consumatori moderni dei servizi finanziari. 

 

Il futuro dell’ecosistema finanziario è nelle FinTech 

A confutare questo assunto arrivano i dati dell’ultimo Osservatorio Open Innovation di Accenture, che conferma la maturità del modello di business della tecnologia finanziaria: un’opportunità che nel Vecchio Continente varrà nel 2020 oltre 60 miliardi di euro – 3,5 miliardi nella sola Italia, ovvero circa il 5% del giro d’affari totale dei servizi finanziari. E questo è solo l’inizio… Anche il Fintech Adoption Index di Econferma quella che non può più essere considerata una semplice tendenza ma, a tutti gli effetti, un nuovo assetto del mercato finanziarionel 2018 il 7% dei ricavi si è spostato verso i nuovi player della tecnofinanza, che già l’anno precedente avevano conquistato il 6,6% del giro d’affari europeo dei servizi finanziariQuello che si va affermando è, dunque, un modello votato alla disintermediazioneflessibile e personalizzabile che piace sempre più in un’epoca in cui siamo tutti avvezzi all’uso degli strumenti digitali nella nostra sfera personale e professionale. 

 

FinTech Made in Italy: i numeri del Belpaese 

Il Registro delle Imprese indica che nel 2018 le FinTech italiane hanno raccolto circa 199 milioni di euro, un ammontare di finanziamenti 4 volte superiore rispetto al 2017, a conferma della fiducia che il mercato ha nella tecnofinanza. Una fiducia ben riposta: lo scorso anno, secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milanoun italiano su 4 (il 25%, contro il 16% del 2017) ha utilizzato un servizio FinTech o InsurTech. Lo stesso studio evidenzia come la finanza digitale piace (e parecchio) anche alle aziende, in particolare le startup e le PMI: il 92% delle imprese usa regolarmente servizi di Home Banking e il 55% si relaziona con la propria banca attraverso una App per smartphone. Tra i prodotti finanziari più apprezzati dalle PMI spicca la vendita delle fatture (71%), seguita dal digital leasing (66%). Ancora poco diffusi, invece, i Mini Bond (conosciuti solo dal 33% delle aziende), il Peer-to-Peer Landing (24%), le soluzioni di CrowdFunding (20%) e Supply Chain Finance (12%). Tutti questi strumenti sono utilizzati al momento solo dal 5% delle imprese ma le proiezioni dell’Osservatorio li danno in forte crescita. L’offerta è ampia e i vantaggi piuttosto evidenti: la possibilità di erogare servizi simili a quelli offerti dagli istituti di credito anche a soggetti economici tradizionalmente esclusi dai circuiti bancari (underbanked) favorisce l’inclusione finanziaria, l’innovazione e la crescita del tessuto produttivo nazionale 

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